C’è voluto un bel po’ di tempo perché i soldi stanziati con il decreto agosto arrivassero al Fondo che paga la cassa integrazione ai lavoratori dipendenti del Comparto Artigiano. Ma adesso è fatta. E partono a razzo i pagamenti di FSBA.
“Da mezz’ora abbiamo sul nostro Conto Corrente la somma di 375 milioni e, nell’arco di 24, 48 ore al massimo li spenderemo tutti. Come Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato (FSBA, una sigla conosciuta oggi ai più anche per l’intensa fase di mobilitazione proprio finalizzata a ricevere i soldi), abbiamo da pagare la prestazione per i periodi di sospensione causa Covid di maggio, giugno e prima metà di luglio a 440.447 lavoratrici e lavoratori.”
Così assicura Valter Recchia, direttore che in queste ore presidia gli uffici romani con i funzionari che lavoreranno giorno e notte per portare a compimento l’operazione. “Saranno operative anche le strutture regionali della bilateralità perché sono loro che nelle scorse settimane hanno gestito le pratiche, esaminato gli accordi, accompagnato l’azione di associazioni e consulenti del lavoro che hanno caricato giornate di assenza, retribuzioni, iban e quant’altro. Peraltro, per alcune regioni sono gli Enti bilaterali locali a pagare materialmente: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Piemonte, Valle d’Aosta e Veneto.”
“Peccato che le risorse economiche che ci sono pervenute, pure cospicue, non bastano al pagamento di tutte le prestazioni della prima fase da febbraio a luglio (da lì c’è un ulteriore periodo di cassa integrazione – 9 settimane più altre 9 con condizionalità – con specifico finanziamento). Dai nostri calcoli, servono quasi altri 50 milioni. Andremo presto al Ministero del Lavoro per trovare il modo di farceli dare e farceli dare subito. Perché l’attesa, che già è stata lunga, snervante da maggio a ottobre non abbia, per alcuni, a prolungarsi.”
Mauro Sasso, vice presidente del Fondo, ricorda come, dall’inizio della vicenda, FSBA abbia già erogato la prestazione temporanea Covid a 725.497 lavoratori (molti dei quali riceveranno ora un ulteriore versamento), con una spesa pari a € 1.088.786.269,61 utilizzando i soldi pubblici appositamente stanziati e anticipandone di propri: “260 milioni, che presto dovranno essere rimborsati perché non si giustifica in alcun modo che per tutti, davanti all’emergenza virus, i soldi ce li mette lo stato (o meglio l’Europa) e nell’artigianato siano imprese e lavoratori, e per loro il Fondo, a dover mettere le mani in tasca.”
“Il Consiglio direttivo del Fondo, composto dai rappresentanti dei sindacati confederali e delle associazioni artigiane – evidenzia Dario Bruni, presidente – giusto questa settimana, nell’esaminare tutti i dati gestionali, amministrativi e di proiezione dell’azione di questo strumento, ha rilevato come, con l’occasione del virus, un numero notevole di aziende si sono rivolte a FSBA, cui negli anni avrebbero dovuto versare contributi per un preciso obbligo di legge. Sono state accolte, hanno avuto la possibilità di rimandare in là nel tempo la loro regolarizzazione contributiva (se ne parlerà da gennaio, a rate nell’arco di tre anni), hanno avuto protetti i loro lavoratori con la cassa integrazione, come tutti gli altri. Si tratta di 60.000 aziende, che occupano quasi 170.000 lavoratori, prevalentemente dislocate nel sud dove, evidentemente, non sempre gli obblighi di legge o quelli derivanti dai contratti sono conosciuti, richiamati da chi fornisce consulenza, rispettati. Due aziende su cinque, comunque, hanno già iniziato a mettersi a posto.”
Nell’ambiente si sta ragionando di una vera e propria campagna comunicativa e di contatto con tutte le aziende del comparto ed i loro lavoratori per illustrare le opportunità che derivano dall’essere parte della bilateralità artigiana: sussidi e prestazioni per i lavoratori, supporti alle aziende per il loro sviluppo, una sanità integrativa fra le migliori esistenti (San.Arti.), la formazione erogata dal Fondo interprofessionale specifico (Fondartigianato).